I miracoli di Gesù

(075)

A Gerasa Gesù guarisce un bambino e un uomo quasi cieco (290.1 - 290.2)

(Gesù sta per partire da Gerasa)

La nuova si diffonde rapida come il baleno, e dei geraseni vengono a salutarlo, e a portare offerte di frutta e altri cibi. Corre anche un uomo con un piccolino malato. "Benedicilo, chè guarisca. Abbi pietà!"
Gesù alza la mano e benedice, aggiungendo: "Vai sicuro, abbi fede."
E l'uomo risponde un sì così pieno di fiducia, che una donna chiede: "Il mio uomo malato di ulceri agli occhi lo guariresti?"
"Se siete capaci di credere, sì"
"Allora vado a prenderlo. Attendimi, Signore" e vola via come una rondine.
Attendere! E' una parola! I cammelli vanno avanti. Alessandro, in testa alla colonna, non sa ciò che si vuole in coda. Non c'è che mandare un avviso all'uomo.
"Corri, Marziam. Va' a dire al mercante che si fermi prima di uscire dalle mura" dice Gesù. E Marziam sfreccia via, a fare la sua missione.
La carovana sosta mentre il mercante viene verso Gesù. "Che accade?"
"Resta e vedrai."
Presto è di ritorno la donna di Gerasa col marito malato d'occhi. Altro che ulceri! Quelle sono due tane di marciume aperte in mezzo al viso. L'occhio appare là in mezzo, appannato, arrossato, semi cieco, fra scoli di lacrime ripugnanti. Non appena l'uomo solleva la benda scura che fa da velo alla luce, il pianto aumenta perchè la luce aumenta il dolore dell'occhio malato.
L'uomo geme: "Pietà! Soffro tanto!"
"Hai anche molto peccato. Di quello non ti lamenti? Solo della povera vista del mondo ti affliggi di poterla perdere? Non sai nulla di Dio? Non ti fa paura una tenebra eterna? Perchè hai mancato?"
L'uomo piange e si curva senza parlare. La moglie anche piange e geme: "Io ho perdonato..."
"E io pure perdonerò se egli qui mi giura di non ricadere più nel suo peccato."
"Sì, sì! Perdono. Ora so cosa il peccato porta con sè. Perdono. Come la donna perdonami. Tu sei il Buono."
"Io ti perdono. Va' a quel rio e lavati nell'acqua il volto e guarirai."
"L'acqua fredda gli fa peggio, Signore" geme la donna.
Ma l'uomo non pensa altro che ad andare, e va brancolando finchè l'apostolo Giovanni, pietoso, non lo prende per mano e lo guida da solo finchè la moglie non lo sorregge per l'altra mano.
L'uomo scende fino al limite della gelida acqua che borbotta fra i sassi, si curva, prende l'acqua nella coppa delle mani unite e si lava e rilava il viso. Non dà segno di dolore. Pare anzi trovarne sollievo.
Poi, col volto ancora bagnato, risale la sponda, torna da Gesù che gli chiede: "Ebbene? Sei guarito?"
"No, Signore. Non per ora. Ma Tu lo hai detto e io guarirò."
"Allora resta nella tua speranza. Addio."
La donna si accascia piangendo... E' delusa. Gesù fa cenno al mercante che può andare. E il mercante, deluso lui pure, fa passare la voce. I cammelli si rimettono in marcia col loro moto di barca che alzi e abbassi la prora e il tagliamare sull'onda, escono dalle mura, prendono la carovaniera ampia e polverosa che si dilunga in direzione sud ovest.
L'ultima coppia del gruppo apostolico, ossia Giovanni di Endor e Simone Zelote, ha superato di un venti metri le mura, quando un grido taglia l'aria silenziosa, pare empire di sè il mondo, si ripete, sempre alto, lieto, osannante: "Io vedo! Gesù! Benedetto mio! Io vedo! Io vedo! Ho creduto! I vedo! Gesù, Gesù! Benedetto mio!" e l'uomo, dal volto completamente risanato , dagli occhi tornati belli: due carbonchi pieni di luce e di vita, fende le file apostoliche e piomba ai piedi di Gesù, finendo quasi sotto le zampe del cammello del mercante che fa appena a tempo a scansare la bestia dal prostrato.
L'uomo bacia la veste di Gesù ripetendo: "Ho creduto! Ho creduto e vedo! Benedetto mio!"
"Alzati e sii felice. E buono soprattutto. Di' a tua moglie che sappia credere completamente. Addio".
E Gesù si libera dalla stretta del miracolato e riprende ad andare.